top of page

Museo del Negroamaro

 

 

Il Museo del Negroamaro sorge in via Castello, nel cuore del centro storico di Guagnano, a pochi passi da piazza Madonna del Rosario.

La sua finalità è insita nella valorizzazione e nel recupero della tradizione contadina della viticultura. E’ un  ex palmento oggi ristrutturato, ed accoglie numerosi attrezzi antichi, ivi comprese le vecchie attrezzature che erano destinate a compiere tutte le fasi di trattamento e lavorazione delle uve, testimoni autentici delle radici contadine del territorio guagnanese.

Al suo interno sono presenti, altresì, numerosi pannelli esplicativi e materiali audiovisivi che ripercorrono l’attuale processo di lavorazione e produzione del negroamaro, dalla raccolta della materia prima fino all’imbottigliamento, consentendo un interessante raffronto tra il lavoro di un tempo e le tecniche odierne di realizzazione del pregiato vino locale.

 

Per queste ragioni, il Museo costituisce una tappa immancabile delle visite guidate e degli educational tour che sempre più spesso hanno luogo nelle terre del negroamaro, alla scoperta del territorio e dei suoi luoghi incantevoli. Obiettivo del museo è valorizzare il legame tra l’uomo e il territorio sviluppato nel rapporto millenario che unisce la vite e il vino alla civiltà locale.

Esso racconta altresì la storia di una famiglia del luogo, la famiglia Tarentini. Maddalena Leone, nata a Guagnano nel 1898, si sposa giovanissima con  Angelo Tarentini. I due sono proprietari di un’azienda che coltiva oliveti, vigneti e tabacco, e il palmento sito in via Castello, di loro proprietà, è il luogo di lavorazione e trasformazione dei prodotti della terra. Maddalena decide di donare al nipote Antonio Tarentini la nuda proprietà dell'immobile, ed al figlio Ferdinando l’usufrutto.

 

Dai documenti di una controversia si apprende che al palmento sono annessi anche i locali ad esso adiacenti che erano utilizzati da lavoratori della terra. Il palmento è realizzato con materiali locali ed è caratterizzato da un ampio vano voltato dove sono presenti tutti gli attrezzi utili per la lavorazione delle uve.

Dall’ampio spazio centrale si può passare a modesti spazi laterali, sempre voltati, ai quali l’accesso è concesso da piccole aperture. La presenza di una pesa ci dice che qui veniva lavorato anche il tabacco. Suggestivo il giardino che sorge sul retro caratterizzato dalla presenza di agrumeti. 

I documenti d’archivio attestano che il palmento è stato regolarmente accatastato nel 1939.

Alcuni elementi edilizi sono da attribuirsi al XV secolo, quando la struttura era certamente annessa al Castello (con prospetto sulla Piazza principale) di proprietà dei vari feudatari che si sono succeduti, ed era utilizzata per il deposito di derrate a servizio della famiglia feudataria.

Arte Enoica

 

Arianna Greco

Opera: Non dirmi... rimani.

 

Anno 2016

cm 70 x 100

 

 

 

bottom of page